Circa il 70% delle vittime di persecuzioni e stalking sono ex partner, cioè persone (in prevalenza donne) che dopo aver lasciato il partner vengono in qualche modo perseguitate. Il partner continua a cercarle anche quando non vogliono, vengono seguite, inviati continui sms, minacce o diffamazioni. Questi sono alcuni dei comportamenti e possono presentarsi insieme o isolatamente.
La prima cosa che viene fatta quando il partner si ripresenta alla porta è “parlarci”. Questo in realtà si rivela controproducente, il partner desidera il contatto con la vittima e dunque parlarci è un modo di entrare in contatto. La vittima allora scopre che la situazione non migliora, o se migliora questo è solamente temporaneo. Per cui inizia a perdere la pazienza.
Quindi cominciano le “parole grosse”, cioè offese e minacce reciproche, gesti dettati dalla rabbia, dall’impèulsività, dal fatto puro e semplice che si desidera gettare alle spalle una relazione ma quella persona non ce lo permette.
Anche questa fase comporta necessariamente dei “contatti” con l’ex partner e dunque alimentano il problema anziché risolverlo o attenuarlo. Anche questa strategia usata per affrontare il problema comporta brevi periodi, transitori, di tranquillità, alternati a momenti in cui il passato bussa nuovamente alla porta.
E’ qui, in genere, che subentra la Paura.
La Paura è un’emozione importante, ci avverte dei pericoli, dell’importanza di una situazione, della forte responsabilità di certe scelte. In questi casi la Paura è bloccante, oppure genera confusione. Lavittima ha provato a fare qualsiasi cosa per risolvere la situazione e non è funzionato.
Quando siamo in situazioni di forte stress tendiamo a percorrere le strade (o soluzioni) che già ben conosciamo. Per cui o troviamo la calma (ma la situazione è appena sfuggita di mano, dunque la calma non è più una possibilità ma un obbiettivo da raggiungere) oppure ripetiamo alcune strategie già tentate in precedenza.
In genere è in questa fase che la vittima “ignora”, cioè cessa di rispondere al suo persecutore. Nell’esempio preso in esame in questo aerticolo l’ex partner. Spesso questo funziona temporaneamente, ma poi il passato bussa nuovamente alla porta. L’esasperazione, a volte persino la disperazione, la paura e il senso di profonda impotenza prendono il sopravvento. La vittima sente di “non poter sfuggire” e dunque torna a quelle strategie che in passato hanno portato a un breve sollievo. Ripetendo, dunque, i soliti errori.
Il persecutore ha già vissuto quei momenti in cui veniva accolto, offeso o ignorato. Pertanto sa già che con un pò di insistenza in più la sua “vittima” cederà nuovamente all’emotività, tornando nuovamente a far sentire la sua voce oppure mostrando segni vistosi di rabbia, insofferenza e dolore durante la giornata. Tutti indici del fatto che la sua strategia non passa inosservata, che la sua vittima è “sensibile” a ciò che il persecutore fa.
Il desiderio di una soluzione rapida ed efficace compare, è qui che ci si rivolge agli esperti, alle forze dell’ordine. Ma è anche in questa fase che si è perso il controllo e la lucidità, per cui la vittima rischia di sporgere denuncia in modo inappropriato, oppure crede che un consiglio possa risolvere tutta la situazione come con la bacchetta magica di Harry Potter.
Cosa fare in questi casi?
Accettare di avere intrapreso una relazione con una persona che era ciò che era soltanto in apparenza. Alla prova dei fatti, nel momento in cui ha dovuto accettare un “NO” definitivo, si è mostrato nella sua totale fragilità e instabilità emotiva, arrivando a comportamenti al di fuori persino delle leggi.
Questo è il primo passo da compiere per farsi aiutare efficacemente. Perchè indipendentemente da ciò che è stato, da come mi sono comportato, da quello che abbiamo vissuto, ciascuno di noi ha IL DIRITTO di vivere esclusivamente le relazioni che desidera vivere, mettendo da parte le altre.
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